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codici404 – Dare voce

  • Luglio 2019

codici404 – Dare voce | Editoriale 

codici404 pone questioni e ne ragiona con chi legge, condivide appunti dal lavoro che facciamo, chiede una mano a chi incrociamo. Nel numero zero ci chiedevamo che sorte avesse l’infanzia nello spazio urbano, dopo tante promesse. In questo numero ci interroghiamo sullo spazio di parola, su come dare voce a chi non ce l’ha. Certo, ci ricorda l’intervista a Goffredo Fofi, il discorso pubblico si è dilatato a dismisura nell’epoca di internet, pieno di “io” e di “noi” che sanno più di autorappresentazione che di lotta politica, e ci sollecita al seguito, a passare all’azione. Le ragazze e i ragazzi dello sciopero per il futuro, di cui raccontiamo la manifestazione londinese, dicono che non è più tempo di parole: sappiamo già cosa c’è da fare, facciamolo. Ma prima che dall’azione, la ricerca passa dalle voci. A volte queste illuminano ciò che ci dà felicità – lo fanno le poesie di bambine e bambini di via Padova a Milano – a volte regalano semplici istruzioni per l’uso per una città più cordiale e solidale (lo fanno le cartoline raccolte dai progetti di coesione sociale denominati Mix) o istruzioni di sopravvivenza per la vita scolastica, qui in forma ironica di bugiardino. A volte sono carotaggi in profondità dentro l’adolescenza, raccontata in prima persona in forma di lettera, con l’unica mediazione dell’inizio “Cara professoressa”. Altre volte sono apertamente politiche e necessarie, come la lettera che Xavier Palma ci regala sulla sua presa di parola come “italiano senza cittadinanza”. Nel nostro lavoro facciamo spesso scrivere, forse perché scrivere è scegliere cosa dire, e dà qualche responsabilità in più rispetto al puro discorso. E nel dare voce cerchiamo uno scarto, un movimento che la realtà non offre. A volte proprio il suo ribaltamento, per una giustizia non ancora raggiunta. Insomma, crediamo che dare voce non sia celebrare, ma cercare insieme una direzione di cambiamento. Da persone che lavorano su progetti spesso non sappiamo se quel cambiamento viene intrapreso – anzi, a volte scopriamo che non avviene – ma scommettiamo al buio, e proviamo ad allestire la realtà affinché ospiti il sogno.


Foto: Beatrice, Barcellona, 2017

 

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